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La sinistra e la questione socialista - "UN NUOVO CENTROSINISTRA SENZA POPULISMI "

Il Direttore di Avantionline, Mauro Del Bue, intervista l’appena confermato Segretario del PSI, Enzo Maraio

  27/07/2022

Di Redazione

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Vincenzo Maraio si è trasformato da segretario a leader del Psi. Il congresso lo ha acclamato e non solo votato. La sua relazione e ancor più le sue conclusioni sono state generalmente apprezzate. Ha mostrato rispetto e attenzione verso tutti gli interlocutori esterni e anche uno sforzo per raccogliere tutti i contributi costruttivi del dibattito interno. Adesso è finita. La scelta dei Cinque stelle e poi della Lega e di Forza Italia di sfiduciare Draghi hanno aperto la porta alle elezioni anticipate del 25 settembre. Tutto appare legato a una rete di pretesti, di ambizioni, di paure. Meschini e miopi calcoli di parte contrari agli interessi del paese. 

Un tuo giudizio della crisi 

Si è trattato di un atto di gravissima irresponsabilità verso l'Italia. Conte ha alzato la palla e Salvini ha schiacciato con un imprevedibile Berlusconi palleggiatore. Draghi è stata la vittima innocente di una congiura che ha fatto felice Putin. Le scelte politiche bisogna sempre valutarle alla luce delle conseguenze che determinano. Questa è stata la prima. La seconda sarà l'indebolimento dell'Italia a fronte dell'elargizione della prima tranche di risorse del Recovery. Non sono senza condizioni queste risorse, com'era di fatto il Mes (altro errore dei Cinque stelle quello di rifiutarlo), perché l'Europa le subordina a precise scadenze da rispettare e anche a leggi, come quella sulla concorrenza e sulla giustizia, che non sono ancora state approvate. La terza conseguenza sarà quella di vedere il paese con un leader senza rappresentanza in occasione della riforma del patto di stabilità, quanto mai importante per l'Italia che è il paese più indebitato. La reintroduzione del patto di stabilità sarebbe un disastro per noi. Con Draghi saremmo stati tranquilli. Non a caso Mattarella, cosciente di questi appuntamenti, ha bruciato le tappe, sciolto le Camere in tutta fretta e fissato la data delle elezioni. La quarta conseguenza è di aver perso l'italiano più stimato in Europa e nel mondo. Ma su questo vorrei tornare. 

  

Sì perché un'area che pare pronta a riprendere il discorso con Draghi è in via di formazione 

La crisi sta ridisegnando il sistema delle alleanze. Non sarà sfuggito che il M5S non era presente al nostro congresso, il risultato di una linea che avevamo assunto in tempi non sospetti. Questo anche per configurare un'alleanza che va dalla sinistra al centro. Un nuovo centro sinistra senza populisti. La crisi ha indotto anche il Pd a rivedere la sua strategia delle alleanze, escludendo i Cinque stelle, o meglio quel poco che resta di loro, dopo scissioni e divisioni laceranti. Ora bisogna intensificare il dialogo e mettere in campo una coalizione ampia, che tenga insieme il Pd, i socialisti, Art. 1, Verdi e ambientalisti, Sinistra italiana, i moderati e che coinvolga anche Azione, Italia viva, Più Europa. Con un occhio ai fuoriusciti e a quel che sta accadendo in Forza Italia. 

  

Questa coalizione in fieri potrebbe ancora ispirarsi all'agenda Draghi… 

Penso proprio di sì. La vittoria del centro-destra e il governo Meloni, che non è un pericolo per la democrazia ma rappresenta un serio interrogativo per la futura collocazione dell'Italia in Europa e nel mondo, non sono scontati. Bisogna muovere bene le pedine. Da una parte bisogna schierare quelli che la fiducia a Draghi l'hanno votata e dall'altra quelli che l'hanno negata. Condivido il fatto che, per quanto possibile, deve essere aperta anche a settori moderati che si sono allontanati dal sovranismo e chiedono la continuità con la politica di Draghi. Questo riguarda anche chi ha rotto col populismo, come Di Maio. Il nome della coalizione non mi interessa. Deve essere sicuramente un campo largo per vincere e per governare, nella nuova composizione rispetto a quella originariamente ipotizzata dal Pd. Letta oggi sostiene questa proposta. E ne siamo contenti. 

  

Ma Draghi potrà accettare di scendere in campo 

Non è necessario. Dopo la crisi il centrodestra è entrato nella scia di Fratelli d'Italia e, accanto alla Meloni, proverà a far virare il Paese verso quella destra sempre più pericolosa, sovranista ed antieuropeista. È questo il punto: difendere l'Italia dalle politiche demagogiche della destra. Il centrosinistra ha l'obbligo di scongiurare questa deriva “nera”. Il Governo di unità nazionale, guidato da Mario Draghi, aveva consentito al nostro Paese di riacquistare credibilità internazionale, di ridurre la fragilità istituzionale e avviare una ripresa economica necessaria a uscire dal tunnel della pandemia prima e della crisi energetica poi. Bruno Tabacci ha sostenuto al nostro Congresso che il centrosinistra si deve impegnare in campagna elettorale, qualora vincesse, a proporre al presidente della Repubblica il nome di Mario Draghi quale presidente del Consiglio. Dobbiamo mettere in condizione l'elettorato di scegliere tra i valori e gli ideali rappresentati dal governo Draghi e quelli che rappresenterebbe un governo guidato dalla Meloni. E gli italiani sono sicuro che sceglieranno per il bene dell'Italia. 

  

Parliamo di noi. Quali intese? 

Il Psi è un partito di sinistra e non di centro. Il congresso ha delineato una linea politica chiara e per noi resta valida la prospettiva di una lista del socialismo europeo sul proporzionale, che sia il timone dell'intera coalizione. Per le motivazioni già dette, consideriamo impossibili alleanze centriste o terzopoliste equidistanti dagli schieramenti. Nei prossimi giorni continueremo a muoverci e guardarci intorno senza pregiudiziali. 

Mauro Del Bue 

  

Rischio: la fine di Artemio 

Una volta appagata la deontologia (con l'integrale pubblicazione dell'intervista del riconfermato Segretario Maraio, che in parte ragguardevole ritocca le impressioni scaturite dalle conclusioni dell'assise nazionale romana), ricaviamo nella nostra testata il dovuto spazio per una (ulteriore) chiosa alla progressione dello sforzo del PSI di situarsi nei contesti tutt'altro che lineari e prevedibili, scanditi dall'impennata degli ultimi giorni. 

Quanto, da “simpatizzanti” dovevamo, in aggiunta alla cronaca, all'approfondimento ed alla divulgazione, dire l'abbiamo scritto. 

Ma, essendoci rimasto un po' di inchiostro e non rinunciando, sia pure nella condizione di battitori liberi, a fornire la nostra interpretazione, non ci lasciamo sfuggire l'opportunità di valutare lo speech del giovane segretario Maraio; che sembra voler precisare, se non rettificare, il senso autentico tratto dalle prime impressioni cucite addosso a quella che era sembrata la mission congressuale. 

Una volta l'appuntamento congressuale (di qualsiasi entità politica) rivestiva una scansione di valore, se non proprio, strategico, sicuramente di profondità a non breve gittata. Sarà stata questa una cura anche del vertice del PSI (al quale rinnoviamo le nostre simpatie). Il precipitare degli eventi in un modo di fare politica, frettoloso e poco avveduto, ha finito di compromettere, diononvoglia, l'indotto del congresso. 

Noi speriamo molto (e l'intervista in parte suffraga questa speranza) che la Segreteria corregga nei prossimi giorni una tendenza percepita come volontà di farsi mettere nel sacco. 

Per essere più espliciti, di farsi incapsulare (dal PD) nel parterre dei partners, che, per neghittosità o interesse, accettano ruoli contraddistinti da irrilevanza (e da mordacchia). 

Come dimostra la relazione di Maraio il PSI ha ancora molte frecce progettuali. Da riservare ad una sinistra riformista alla ricerca di convergenza e di ruolo. E ad un Paese che ha molto bisogno di testimonianze politico-istituzionali virtuose e lungimiranti. 

Finché è ancora in tempo (gli accordi per programmi e alleanze sono ancora in alto mare), Maraio corregga almeno questa impressione. 

Diversamente (come azzardiamo con un titolo faceto) correrebbe i pericoli dell'Artemio, “ragazzo di campagna”, chiusosi in casa. 

Alla fine dovrà, per non perdere contatto con le suggestioni, acconciarsi insieme ai compaesani a prendere la sedia, sistemarsi a fianco della ferrovia, per veder sfrecciare il treno. 

Il PSI è nella pienezza delle autonome prerogative ed in tempo sulla tabella di marcia per non autoescludersi dalle dinamiche politiche. 

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